Un Cosenza disordinato e privo di idee quello che scende in campo a Bolzano. Dionigi insiste con il suo 4-2-3-1 sostituendo, rispetto alla gara con il Bari, Vaisanen (infortunato) e Florenzi (squalificato) con Meroni e D’Urso.
Inoltre Butic gioca al posto di capitan Larrivey. Ma l’impatto con la gara dimostra subito debolezza difensiva e sterilità in attacco, dove il maggior pericolo lo crea Brescianini alla mezz’ora con un tiro centrale al quale, peraltro, avrebbe fatto meglio a preferire un assist per il meglio piazzato D’Urso.
Per il resto solo cross sballati e palloni persi. Inoltre tantissimi buchi difensivi, soprattutto a destra dove infatti il Sudtirol ha imperversato e trovato il gol del vantaggio con un gran destro di Rover. Matosevic, non perfetto in occasione del gol altoatesino, tiene in piedi però i suoi con due buone parate prima su De Col e poi su Mazzocchi. Nella ripresa i padroni di casa tirano un po’ i remi in barca provando a difendere quella che sarebbe la terza, importantissima, vittoria consecutiva.
E ci riuscirebbero se non fosse per un gol di strabiliante bellezza del neo entrato Kornvig all’esordio in rossoblu. Un pareggio importante che lascia alle spalle in classifica una diretta avversaria per la salvezza ma una prestazione che lascia l’amaro in bocca.
Matosevic 5,5
È vero che è autore di almeno due buone parate che tengono a galla i suoi ma sul gol subito non sembra irreprensibile così come con il Bari. Vero che il pallone prende uno strano rimbalzo un attimo prima che raggiunga il suo braccio teso ma si poteva fare di più. Aveva lasciato a desiderare anche dopo pochi minuti di gara su un traversone basso e nel finale con una respinta a braccia unite: in entrambi i casi il pallore rimane pericolosamente vagante in area.
Rispoli 5
Dal suo lato imperversa Rover che è una furia. Ma c’è troppo spazio e se ne accorgono gli avversari che spesso portano anche Mazzocchi a giocare da quel lato. In fase offensiva non azzecca mai la giocata e perde anche qualche palla sanguinosa.
Rigione 5,5
Un po’ meglio nella ripresa quando la pressione degli altoatesini diminuisce, soffre però la gran fisicità degli attaccanti avversari. A inizio gara si oppone con coraggio a deviare in corner un pallone che era stato lasciato vagante in area da un tocco di Matosevic.
Meroni 5,5
Anche lui sale un po’ nella ripresa quando prova pure una sortita offensiva. Ma, specie nel primo tempo, non vince mai il duello con Odogwu.
Martino 4,5
Impalpabile, quasi invisibile finché rimane in campo. Non riesce a dare la profondità di manovra che chiede Dionigi da quel lato, ma forse non è nemmeno nelle sue corde.
Voca 5,5
Recupera tanti palloni ma anche tanti ne perde e non riesce a dare ritmo alla squadra.
Brescianini 5,5
È sempre il più propositivo nella mediana rossoblù ma si incarta spesso con il pallone tra i piedi. Inoltre a metà primo tempo ciabatta in bocca a Poluzzi invece di servire D’Urso che sembrava liberissimo sulla sua sinistra.
Brignola 4
Onestamente non gliene riesce neanche una. Anche in questo caso bisogna capire fin quando le colpe siano sole sue o da condividere con i compiti tattici che gli ritaglia il mister, però non può nemmeno ogni volta provare ad andare da solo contro tre o quattro avversari.
Merola 5,5
Il meno peggio del reparto avanzato. Delizia i tifosi con qualche buona giocata, è l’unico che salta l’uomo e costringe al fallo l’avversario. Poi però è fumoso quando c’è da incidere sul match.
D’Urso 5
Prova incolore. Lui fa quel che può ma si ritrova ingabbiato in questa posizione mista tra fascia e mediana.
Butic 4,5
Ancora una chance da titolare e ancora un fallimento. Ora, è vero che di palloni giocabili ne arrivano davvero pochi ma quei pochi sono gestiti malissimo.
Calò 6
Entra in campo per la mezz’ora finale e mette quella qualità e quella direzione che tutti si aspettano da lui. Batte il calcio di punizione da cui scaturisce il gol.
Zilli 5
Si affianca a Butic e poi a Larrivey ma è completamente avulso. Vale anche per lui quando detto per Butic: di palle giocabili ne arrivano davvero poco.
Gozzi 5
Prende il posto di Martino e gli viene più naturale arrivare sul fondo sul piede sinistro. Ma alcuni traversoni fanno rabbrividire.
Kornvig 7
Trova il gol al primo pallone toccato e già questo gli vale il voto. Anche perché il gol è uno spettacolo: raccoglie al volo una respinta di Zaro e la mette all’angolino dove Poluzzi non può mai arrivare. Nell’ultima azione della gara è artefice di una progressione che però non ha fortuna.
Larrivey SV
Vale il discorso fatto per gli altri attaccanti.
Dionigi 5
La veste tattica disegnata per questo suo Cosenza sembra non calzare bene con gli interpreti. Lo dimostra la pochezza offensiva che ormai si denota da più partite e nello stesso tempo gli ampi varchi che si aprono dietro. Si può essere convinti del proprio lavoro e ci sta, ma quando ci si accorge che sul campo non si hanno risposte sufficienti si dovrebbe cambiare e inventarsi qualcosa per invertire la rotta. Invece dopo il primo tempo non ci sono cambi né di schema né di uomini. Raccoglie un punto che va, probabilmente, oltre i suoi meriti ma meglio così, sia per lui che, soprattutto, per noi. Ora ci sarà la pausa che arriva come una manna. Non sarà il caso, mister, di provare a schierare un Cosenza diverso? A me sembra che, con questo disegno tattico, Rispoli faccia fatica perché chiamato a impostare da braccetto destro ma anche a sovrapporsi. Nello stesso tempo, in fase di ripiego non ha supporto dai compagni. Brignola finisce per fare l’esterno a destra a tutta fascia, ma non lo è: lo si perde sia in avanti (troppo lontano dalla porta) sia indietro (non può aiutare Rispoli perché non è un esterno difensivo). D’Urso deve coprire a sinistra in fase difensiva e fare il trequartista quando si attacca. Gozzi è chiamato a fare l’ala in fase di proposizione ma non ha né i piedi né il fisico per farlo (tanto meno Martino a piede invertito). Tutto questo genera sterilità offensiva e praterie dietro. Ma ovviamente io non sono l’allenatore e mi auguro che Dionigi possa rimettere ogni pezzo al suo posto per poterci mangiare insieme i cuddruriaddri, magari con una classifica che possa continuare a sorridere.
a cura di Luca Aiello