La montagna, a quanto pare, ha partorito un topolino. La sconfitta contro il Frosinone, che si pensava avrebbe fatto da detonatore delle dinamiche tecniche dei rossoblù, si sta in realtà rivelando una camomilla, l’ennesimo “episodio” che non ha smosso le acque nella direzione desiderata dalla tifoseria. Direzione emersa con forza al termine della gara di ieri pomeriggio.
Si è vista sì una reazione, o quanto meno un passettino in avanti rispetto all’abulica prova di Ferrara, ma l’incapacità di dare nerbo e intensità alla propria prestazione ha pesato più di tutto. Il dato dei tiri totali (4-21), ancora deficitario, rende l’idea di come la sveglia non sia ancora suonata sul fronte offensivo e la conclusione anche dalla distanza sia diventata un optional.
E il problema non può essere addebitato al singolo reparto. Vediamo perché.
FATTORE M – Alla fine il tandem Moro – Mulattieri ha inciso più di quello Martino – Merola. E poteva andare diversamente. Già, perché così come il Genoa due settimane prima, il Frosinone ha preferito attuare un atteggiamento pragmatico, ma spesso, in apertura, ha concesso spazi e ripartenze, fino a incassare scriteriatamente il gol.
A proposito della marcatura di Merola, la prima in cadetteria: la rapidità dell’ex Foggia, unita a quella dell’altro ex satanello Martino, avrebbe potuto essere meglio capitalizzata perchè ha rappresentato l’unica vera arma efficace per scardinare la lenta difesa ciociara (vedi lo scatto di Merola su Lucioni in occasione dell’1-0). Una maggior densità offensiva, unita al gioco di sponda di Larrivey a innescare i giocatori “leggeri”, avrebbe incentivato gli inserimenti che pure questa squadra avrebbe nella sue corde.
KORNVIG NO – La perla di Bolzano aveva forse illuso la platea rossoblù. Per l’ex Spezia non poteva esserci in effetti presentazione migliore. Ma di quel Cosenza capace di trovare l’episodio giusto è rimasto poco, e anche la posizione di ieri, dietro la punta, non lo ha aiutato a riemergere dalle nebbie
MARSON PERCHÉ NO? – Non è dispiaciuto l’approdo in serie B di Leonardo Marson da Udine. Sicuro nel primo intervento effettuato su un cross insidioso dopo 8 minuti, attento quando chiamato in causa dalla distanza, sostanzialmente incolpevole sui gol. Con una vittoria in tasca, il buon Leonardo sarebbe stato eletto eroe della settimana. Così non è stato, vuoi per le disattenzioni dei singoli (Panico) sia per la lentezza nel far scattare il fuorigioco sul gol di Moro! Ma non è assolutamente da escludere una riconferma del pipilet friulano sotto la Torre pendente sabato prossimo.
S..VAR..IONE AL 95′? – In una gara da dentro o fuori, come sembrava essere la gara di ieri, anche il minimo può spostare il baricentro delle decisioni. Non è passato inosservato il fallo di mano che, a pochi secondi dal fischio (e dai fischi finali) avrebbe consentito di portare il Cosenza dal dischetto e forse Dionigi in conferenza stampa, anzichè Gemmi, a spiegare i meriti di un eventuale 2-2.
Al contrario della prassi dello scorso anno, non si può dire che il Var non abbia lavorato ieri al Marulla, ma dopo il fuorigioco poco passivo non segnalato sul gol di Strootman, e la convalida tutto sommato giusta dei due gol del Frosinone, ci si aspettava qualcosa di più dalla review sul tocco di Ravanelli, col pallone che sbatte sullo scarpino del giocatore ospite e incoccia la sua mano, per nulla agganciata al corpo. Se c’è qualcosa a cui, nel day after, Dionigi può recriminare, è proprio questo episodio. Perchè anche i numeri non sorridono più ai rossoblù: ieri è caduto l’ennesimo tabù. Il Cosenza infatti, prima del Frosinone, non si era mai fatto ribaltare una volta acquisito il vantaggio (era capitato con Benevento, Modena, Como). E anche le 4 sconfitte di fila iniziano a diventare un dato da piena zona retrocessione. Solo il Perugia è riuscito nell’impresa quest’anno. Motivo per cui le “valutazioni in corso” di cui ha parlato il ds Gemmi rappresentano il giusto minimo sindacale in una situazione del genere. In attesa di sviluppi, in un senso o nell’altro.
D’altronde, il Var aiuta sì, ma gli audaci.