Il primo disastroso incolpevole Viali e quegli ultimi 25 minuti da cui ripartire

Il giorno dopo Pisa somiglia tristemente a molti altri vissuti nell’ultimo mese. Un mese a quota zero, con il salmo domenicale del tifoso rossoblù a ripetere a menadito gli stessi  dogmi. Da “la squadra non è da Serie B” a “i giocatori sono fuori ruolo” passando per “ah, ma gli errori dei singoli..” Tutto vero, tutto giusto. Ma dopo le parole della conferenza stampa d’apertura, bisognerà concedere a Viali qualche attenuante, ma soprattutto il tempo di trasmettere “il fuoco dentro” a una squadra confusa, fragile, sfibrata da risultati negativi e polemiche. Ancora forse tramortita da uan gestione del cambio – panchina su cui ci siamo già ampiamente espressi.

E allora, da dove ripartire per restituire mordente e forma a una compagine che ha pensato forse troppo presto di essere la bella rivelazione del torneo e ora si ritrova a un soffio dal baratro , con un ruolino di “marcia” da retrocessione diretta?

Senz’altro dall’ultimo quatto di gara di Pisa. Premettiamolo subito: sul 3-0 a favore è del tutto normale che una squadra che centellina le forze e rispetta l’avversario conceda qualcosa a una squadra, il Cosenza, lenta e impacciata in mediana causa prestazioni negative di Bresciani e Voca, al cospetto di un Marin capace invece di recuperare e riciclare un’infinità di palloni. Un Cosenza che aveva fatto lo zero totale, se si esclude un discreto quarto d’ora dal 20′ al 35′, condito al massimo da un colpo di testa di Larrivey sporcato dalla difesa di casa. Nulla di preoccupante, però, per un Pisa che da lì in poi ha gestito e colpito, da squadra scafata, quando Viali stava già pensando alle contromosse da opporre nella ripresa.

Gol del bomber eterno Masucci (celebrato ieri anche dalla pagina social della Lega SerieBkt) e game over. Ma Masucci poteva contare su una squadra rapida, con un morutan in più reinventato dietro le punte, e pronta ad assisterlo e a farsi assistere ma soprattutto a infilarsi negli spazi al primo spiraglio di luce concesso dalla non sempre impeccabile difesa rossoblù. E lo stesso paragone può ben funzionare tra il primo Pisa di D’Angelo, vittorioso 3-1 sul disastato campo di Perugia e con un timoniere che conosceva a memoria quell strada, per averne allenato la struttura portante fino a 3 mesi prima, e il primo disastroso Cosenza di Viali, venuto alal luce solo 3 giorni prima, e senza un briciolo di vissuto alle spalle. Solo sprazzi, inutili, eppure evidenti, specialmente nell’ultimo quarto, nel quale un abbozzo di idea tattica si sarebbe pure visto. D’Urso che trova i tempi giusti per inserirsi, sia da corner che su palla in movimento, un undici rossoblù che porta uomini e una sorta di pericolosità in area pisana, Brignola che trova lo spiraglio giusto per dare una flebile impronta al match e per poco non riapre una gara già chiusa, forse in partenza. Larrivey stanco ma finalmente messo in grado di poter spizzare quei 2-3 palloni vitali per i pochi inseimnti dei compagni. Marson, non proprio impeccabile, in occasione dei gol incassati, con più personalità sul tentativo di Gliozzi.

Piccoli segnali in mezzo al naufragio di una squadra che certa stampa di Pisa ha definito “armata Brancaleone”. L’ennesimo segnale preoccupante della stagione. Ma forse anche una miccia che Viali dovrà saper innescare per trasmettere quel fuoco dentro che dovrà animare i suoi già contro il Palermo.

 

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