Giunge a conclusione la giornata numero 12 di Serie B (la chiuderà stasera il posticipo Reggina – Genoa), ed emergono i numeri e le preoccupazioni in casa Cosenza. Non bastasse il declino di classifica, con i rossoblù che hanno perso 10 posizioni nel mese horribilis, anche la tenuta del reparto difensivo è ora in discussione. Un reparto, quello difensivo, che ha fatto registrare l’involuzione forse più preoccupante. Se, infatti. le difficoltà nel costruire trame offensive efficaci era già balzata all’occhio, le prestazioni difensive, al di là dei soliti errori individuali, non era dispiaciuta e anzi aveva consentito a Dionigi di portare a casa un discreto bottino nella prime 7 giornate.
PRIMA E DOPO – In effetti mettendo allo specchio il rendimento difensivo di agosto e settembre e quello successivo, con il 3-1 sul Como a fare da spartiacque, la differenza è abbastanza impressionante. Sei gol subiti nelle prime 7 gare, 15 nelle successive 5. Dove sta la verità? Chiariamo che pesa eccome la manita subita a Ferrara e i cappotti di Reggio Calabria e Pisa, perché poi in casa Rigione e compagni non hanno mai incassato più di 2 gol (Genoa e Frosinone). Però se si rovescia la medaglia si nota come questa squadra, Benevento a parte, subisca sistematicamente gol e lo subisca già nel primo tempo, tanto da essere la seconda peggior squadra per cleenshet (solo 1, peggio ha fatto solo il Venezia che ha incassato sempre gol).
FLORENZI OUT, VOCA AHI, LARRIVEY SPETTATORE – Non sarebbe giusto addebitare a un solo reparto el colpe che sembrano poter essere distribuite sul gruppo. Vada per le topiche difensive (Vaisanen a Ferrara, Panico contro il Frosinone, Matosevic sul proprio palo, le più clamorose). Ma c’è qualcos’altro che non gira. E l’occhio critico si sposta sulla lenta e cattiva circolazione del pallone e in generale sull’incapacità di tener palla per frenare i bollenti spiriti delle squadre avversarie.
Che dire poi dei pochi cross, troppo spesso imprecisi e di alcuni leziosismi di cui non si sente il bisogno?
Questa squadra non può regalare ritmo alle squadre che affronta, ma soprattutto non può regalare a nessuno tre giocatori come Florenzi, Voca e Larrivey. Per motivi differenti ma ugualmente importanti. Su Florenzi e la sua imprevedibilità, a dispetto del fisico, abbiamo scritto e raccontato a sufficienza. Voca è forse stato l’ago della bilancia dell’equilibrio rossoblù delle prime giornate, nelle quali la difesa è passata quasi indenne da partite complicate contro squadre come Bologna (ma si era in Coppa), Ternana, Bari. La sua posizione a schermo della difesa (la stessa che a tratti Bisoli aveva pensato per Florenzi) , unita a dinamismo e fisicità consentiva alla squadra di reggere l’urto di compagini più attrezzate, tecniche e muscolari. Di tutto questo nelle ultime gare, non v’è più traccia.
El Bati, per concludere. Partito forte contro la Strega sannita, poi un lento calando, troppo condizionato dalla poca propensione rossoblù a offendere e dai pochissimi palloni sporchi che gli sono stati recapitati. E così il prezioso gioco di sponda di cui aveva beneficiato tutta la circolazione di palla nella scorsa annata, è andato a farsi benedire. A Pisa però, e questo sembra deporre bene per il futuro, l’argentino è apparso un pò più giocatore nel vivo della manovra e un pò meno spettatore non pagante.
La sua esperienza, ne siamo sicuri, gli avrà già fatto fiutare l’aria che tira nell’ennesima stagione difficile, ma la rivincita del pacchetto arretrato rossoblù non può che passare dalla capacità di Viali di restituire vita, sorriso e gol al bomber “triste”.