Partiamo dal presupposto che chi non opera non s aglia, come affermava con saggezza e pragmatismo il caro compianto Emiliano Mondonico.
Ma se c’è una parola che meglio può descrivere ciò che serviva al Cosenza più di tutte, più degli schemi e forse anche dei rinforzi di novembre, è una. Coraggio. Parola di otto lettere spiegata così dai dizionari :”Forza d’animo connaturata, o confortata dall’altrui esempio, che permette di affrontare, dominare, subire situazioni scabrose, difficili, avvilenti”.
E di avvilente, prima della gara contro il Palermo, la situazione dei lupi aveva molto. Cinque sconfitte di fila in saccoccia e un cambio tecmico non ancora digerito appieno (e non poteva essere altrimenti viste le tempistiche di esecuzione).
Eppure il Cosenza in versione Viali, seppure ancora troppo figlio di quello dionigiano e orfano della giuista tranquillità mentale, quel coraggio l’ha mostrato. Tanto da meritarsi, dopo tante, troppe settimane, i primi sinceri applausi.
L’ “altrui esempio” è senz’altro quello che scaturisce dalle scelte iniziali di William Viali, che ha deciso di fare ciò che molti chiedevano alla guida tecnica del Cosenza: far giocare chi sa giocare nel ruolo in cui può e sa farlo meglio. Ed ecco allora una mediana a tre a tratti gagliarda, guidata dal rientrante Florenzi, la cui prestazione ha reso marginali i momenti di stanca di Calò e qualche passaggio a vuoto di Voca (poi però decisivo nel 2-1 di Rigione). Ecco anche un D’Urso efficace tra le linee e a sinistra, con la pennellata che è valsa il 3-2 di Larrivey, finalmente al posto giusto. Eccolo poi Brignola, ancora sacrificato nel finale di gara, ma molto prezioso e decisamente più efficace in pressing e a far salire la squadra in fase di possesso palla negli ultimi sofferti minuti.
Coraggioso, e non potrebbe dirsi il contrario, il gesto in semi sforbiciata di Florenzi. Quella palla, che arriva da così lontano e in un momento così delicato, poteva essere accompagnata o trattata in altro modo, in preda all’ansia. E invece è diventata la miccia giusta per far scoppiare, ancora una volta, il talento del gioiellino di Nuoro,consapevole che su quel pallone la brutta figura, e i fischi, potevano essere dietro l’angolo. Ma la B è categoria che non accetta ansie o rimorsi, e lui sta dimostrando di poterci stare con i piedi ben piantati sopra.
Coraggio da ventenne che é lo stesso ad aver animato Marson al 90esimo di Cosenza- Palermo, occhi negli occhi con un Brunori che aveva già dato spettacolo e non vedeva l’ora di portarsi a casa pareggio e pallone.
Menzione, infine, per i coraggiosi del Marulla che hanno tifato per tutti i 97 minuti di gioco, e manifestato ancora una volta passione e dissenso.
Si può gioire e contestare. C’è chi calcia, chi tifa, chi decide. E sbaglia. Spesso, però, è soltanto questione di coraggio.