Con un Genoa ridotto in dieci per 45 minuti più recupero, i Lupi non sono riusciti a combinare nulla di buono là davanti
Dopo 20 anni la musica è cambiata. Nel 2003, esattamente il 18 gennaio, il Cosenza si impose sul Genoa per 2-1, mentre questa volta sono stati i Grifoni a farlo col medesimo risultato.
Ora le cose possono prendere una piega pericolosa o, per meglio dire, intraprendere una discesa coi freni rotti e il freno a mano fuori uso. Il rischio di schiantarsi al primo ostacolo è alto.
Il ricordo di Gigi Marulla non è servito a dare la carica necessaria a Lupi, incapaci di arginare le scorribande là davanti del Genoa. Anzi, se non fosse per l’espulsione di Bani per doppio giallo, saremmo qui a parlare di una sconfitta ben più pesante di quella nel derby.
Il perché è chiaro: i rossoblù di Blessin hanno giocato in dieci nello stesso modo con cui si gioca in undici: cercando il raddoppio, riuscendoci talaltro, questo è il bello!
Un rigore illusorio per il Cosenza
Quel rigore concesso dall’arbitro Niccolò Baroni dopo aver visionato il VAR nel recupero del recupero del primo tempo aveva un po’ illuso tutti.
In effetti, i tifosi locali si aspettavano Lupi arrembanti e Genoa in grossa difficoltà. Invece la manovra dei rossoblù è stata confusionaria, con la solita imprecisione negli ultimi sedici metri diventata ormai la nota dolente di questa squadra.
Occasioni create nella seconda frazione di gioco? Neanche una. Soltanto vani tentativi e palloni crossati quasi sempre respinti dalla retroguardia ligure.
È stato invece proprio il Genoa ad andare vicino in un paio di circostanze al terzo gol, segno questo di una squadra esperta, con calciatori di altra categoria e che in campo sa quello che deve fare, anche in inferiorità numerica.
È adesso? Accadrà come lo scorso anno di questi tempi? Chi lo sa. Una cosa è certa: Dionigi deve trovare altre soluzioni tattiche se vuole risalire subito la china insieme ai suoi ragazzi.