Continua il processo per la morte del calciatore Denis Bergamini, deceduto il 18 novembre del 1989 sulla statale 106, nei pressi di Roseto Capo Spulico.

Come già noto, l’unica imputata risulta l’ex fidanzata del giocatore, Isabella Internò, accusata di omicidio volontario aggravato dai motivi futili e abietti.
Una nuova udienza, presieduta dal presidente Maria Lucente, si è svolta ieri mattina presso la Corte d’Assise di Cosenza.
Durante la seduta sono stati ascoltati un consulente della Procura e i carabinieri del Ris di Messina.
Il primo a sedersi sul banco dei testimoni è stato Francesco Miglino, consulente tecnico nominato dalla Procura di Castrovillari in occasione della terza indagine aperta sulla morte del calciatore.
Miglino ha riferito che il camion che investì Bergamini procedeva a ventinove chilometri orari.
Questi poco prima dell’impatto con il corpo erano scesi addirittura a ventidue, perché il conducente Raffaele Pisano aveva decelerato.
Le sue conclusioni derivano dall’analisi del cronotachigrafo che si trovava sul camion, un foglio sul quale un sistema ad aghi annota attimo per attimo orario degli spostamenti e velocità di marcia del mezzo.
Dopo Miglino è stata la volta dei Colonnelli Carlo Romano, Vincenzo Lotti e Aldo Mattei che hanno esposto i risultati delle analisi da loro condotte.
Il nucleo investigativo siciliano si è concentrato proprio su una perizia depositata nel 2011/2012, durante la seconda inchiesta poi archiviata, che stabilì scientificamente, attraverso l’esame di alcuni oggetti che al momento dell’incidente Bergamini indossava, che il calciatore era stato steso sull’asfalto nel momento successivo alla sua morte, la sua posizione al momento dell’impatto era eretta e che il camion lo abbia trascinato per più di cinque metri.
Si tornerà in aula venerdì 14 ottobre.