Domenica 15 gennaio, in un San Vito Marulla semideserto, per il Cosenza avrà inizio il girone di ritorno di un’altra, l’ennesima, stagione fallimentare.
Qualcuno, una ristretta minoranza in realtà, potrebbe dire che nonostante alti e bassi, più bassi a onor del vero, questo è il quinto campionato consecutivo dei rossoblù nel calcio che conta.
Ma, a quale prezzo il Cosenza sta affrontando la serie B tanto agognata e raggiunta inaspettatamente in una calda serata di inizio estate del 2018?
Tanti sogni nel cassetto pronti ad esser tirati fuori, insieme a sciarpe e vessilli e tanti tifosi tornati ad innamorarsi del calcio locale dopo anni segnati da sofferenze e delusioni.
Sarebbe dovuto essere un punto di partenza e non un traguardo raggiunto, come invece è diventato.
Nel corso del tempo abbiamo assistito ad un’organizzazione, se mai si possa definire tale, totalmente approssimativa, da imputare ad una gestione scellerata da parte di una società che, nonostante i tanti segnali ricevuti nel corso di questi anni, non ha saputo, o voluto, far tesoro di un patrimonio importantissimo per la città e tutta la sua provincia.
Il nostro amato Cosenza è diventato, stagione dopo stagione, uno zimbello Nazionale in fatto di approssimazione e mancata programmazione.
Nonostante il primo anno dei lupi in cadetteria fosse trascorso in modo piuttosto sereno, ad inizio campionato 2019/2020, durante il calciomercato estivo, l’allora Direttore Sportivo Stefano Trinchera rilasciò delle dichiarazioni sulla difficoltà di accaparrarsi giocatori di alto profilo a causa della mancanza di “Appeal”.
Questa affermazione suscitò, allora, grande scalpore, ma oggi risuona come un avvertimento: “Invertire la rotta, progettare, programmare, prima che diventi troppo tardi, come potrebbe essere ora: ormai troppo tardi”.
Cosa ha costruito il Cosenza calcio in questi anni? Nulla!
Probabilmente siamo stati abusivi in una categoria che non è mai stata realmente nostra.
Perché, quando vieni ripescato, quando ti salvi in extremis al termine di una stagione pessima non puoi parlare di merito, ma solo di fortuna.
E’ se è vero che la fortuna aiuta gli audaci possiamo veramente dar merito al nostro presidente per la noncuranza del rischio a cui è sempre andato incontro, il ritorno in lega pro.
E arriviamo ad oggi, in pieno clima calciomercato il Cosenza vede rifiutarsi qualsiasi proposta.
Non che sia d’accordo con le scelte di calciatori che ormai non vogliono più onorare una maglia e sposare una causa, ma che cercano il lustro della visibilità che, ahimè, una piazza come Cosenza non potrebbe dare se non in negativo.
D’altronde il calcio è cambiato.
Come disse il compianto Pelè in una sua intervista “IL calcio ormai è una professione come altre e non c’è più passione per la propria squadra!”.
Però, d’altro canto, come poter biasimare dei ragazzi che vedono all’orizzonte una situazione allo sfascio?
Il futuro, se la dei bendata non decide di metterci nuovamente lo zampino, è tutt’altro che roseo.
La gara in programma al Marulla contro il Benevento metterà in scena tutte le sfaccettature di un dramma che si sta consumando tra richieste e contestazioni inascoltate o forse, in alcuni casi, ascoltate in modo distorto.
Cosa ne sarà del nostro Cosenza? Che futuro ci aspetta? Salvezza fortuita? cambio radicale di rotta? retrocessione?
Non c’è più tempo e chi è al vertice DEVE fare qualcosa. Non è più concesso girarsi dall’altra parte in attesa della manna dal cielo.
E, se alla fine retrocessione deve essere, allora sia, ma con dignità rispettando coloro che hanno sempre dimostrato amore incondizionato per questi colori!